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un secolare retaggio dei Solero. Il Settecento fu l'età d'oro del nostro Comune. Il Regio Governo Sardo trattava molto onorificamante i cittadini che ricoprivano pubbliche magistrature. Le carte sono così indirizzate: Alli Molto Magnifici Signori Sindaci e Consiglieri della Comunità di Mondrone. Chi rivestiva una carica Municipale- dal Sindaco all'Esattore -aveva durante l'ufficio esercitato la qualifica di Nobile. Ecco spiegato il motivo dei frequenti Nobili incontrati in queste pagine. Naturalmente, cessata la carica, cessava pure il titolo. I Sindaci erano due, ma il secondo figurava da Vice-Sindaco; e durava in carica da uno a due anni. Alcuni erano illetterati, e si firmavano con una croce autenticata poi dal Segretario. Ma a quei tempi l'analfabetismo non era sinonimo d'ignoranza; al contrario, vi erano illetterati perspicaci, intelligenti, pieni d'iniziativa e di buon senso, veri gentiluomini di campagna e ottimi amministatori della cosa pubblica. Fra i nostri Sindaci del 700 lasciarono buona memoria Gian Pietro Solero, Sindaco per due volte (1724-1737), Antonio Droetto per tre volte (1734-1747, Giacomo Antonio Drovetto per quattro volte, Giangiacomo Solero fu Gian Pietro per due volte, Gio. Battista Colomba per tre volte, Pietro Castagneri per due volte, Gian Pietro Bertoldo per tre volte, Antonio Michela per due volte, Gian Domenico Boggiato (1759), Francesco Martinengo (1766-1774), Giacomo Bricco (1776), ecc. Ancora una domanda: Dov'era la sede del Comune a Mondrone?, Ahimè, il Comune (o la Comunità, come dicevasi allora) non aveva sede. Non v'era camera consulare, troviamo scritto nelle carte del tempo: oggi la chiameremmo sala comunale. Allora s'andava avanti alla buona, una nota del 1777 dice: " li 2 maggio, alle ore 10 di Francia, si procedette all'esame del conto Esattoriale nella camera di Margherita, moglie di Giò Domenico Tomà, oste di quel luogo, per non esservi una camera consulare". Dove si vedeva che camera consulare di Mondrone era l'osteria del villaggio, ossia la camera di Margherita Tomà. L'Archivio comunale era conservato in un armadio della sacrestia, trasportato poi nella casa parrocchiale. Nel 1772 essendo Sindaco il Nob. Gio. Battista Colomba, la camera consulare, cioè la sede del Municipio, fu trasferita finalmente nella camera sovrastante la sacrestia della Chiesa, con ingresso dalla parte del campanile; camera che era stata Oratorio di S. Croce, prima che fosse costruito il nuovo e ancor esistente Oratorio (oggi è sede del Circolo Mondronese, NdC). Là stette la sala comunale finché durò il Comune di Mondrone. STATO DEMOGRAFICO NELL'OTTOCENTO Al principio dell'800 gli abitanti di Mondrone superavano ancora i 200. Ecco alcuni dati statistici: nel 1800, abitanti 204 (maschi 71 e femmine 133); nel 1823, abitanti 218, divisi in 31 famiglie; nel 1848, abitanti 254, divisi in 45 famiglie e 21 case; nel 1862, abitanti 177, viventi in 37 famiglie e 13 case
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